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L'orgoglio dei sardi

A leggere le dichiarazioni dei politici regionali sardi gli spazi trainanti nel campo del lavoro sarebbero turismo ed agricoltura: settori che per certi versi in gran parte si avvalgono della stessa forza lavoro. Infatti molti agricoltori invernali vengono poi impiegati in forma stagionale all’incirca da maggio ad ottobre nelle strutture ricettive ed alberghiere turistiche locali. In questo modo si sopperisce alla mancanza di lavori continuativi nell’isola sarda, ma in pratica si considerano doppi i posti di lavoro occupati da un singolo individuo.
     Nel campo dell’agricoltura abbiamo già assistito a lotte sotterranee sui prezzi tra i produttori isolani ed i grossisti continentali, che hanno visto soccombere i produttori agricoli sardi soprattutto nel campo dei pomodori e dei carciofi, non potendo rivaleggiare con la concorrenza continentale a causa dei costi dei trasporti. A danneggiare il settore della produzione dei formaggi ci sta ora pensando l’ondivago neopresidente statunitense con i suoi dazi.
     Bisogna dunque individuare nuovi settori di intervento per creare innovative opportunità lavorative. Non serve a niente lamentarsi quando i giovani decidono di lasciare l’isola se non si offrono loro serie prospettive alternative. Purtroppo i governi di destra e sinistra non hanno mai affrontato seriamente il nodo dei costi dei trasporti via mare, puntando prevalentemente all’abbassamento delle tariffe aeree. Bisogna ricordare che uno dei danni maggiori alla Sardegna venne fatto dal presidente di una giunta di centrosinistra, Renato Soru, il quale, contro gli interessi dei sardi, contestò addirittura il ripianamento dei conti della vecchia Tirrenia da parte dello Stato italiano, fece sospendere il collegamento navale tramite i traghetti ferroviari da Golfo Aranci a Civitavecchia, e si prodigò per privatizzare e cedere la Tirrenia al gruppo Onorato.
     Dove allora è possibile intervenire per cercare nuovi posti di lavoro che non debbano risentire dei costi di trasporto penalizzanti per un’isola come la Sardegna? Crediamo che il settore principale che non risente delle distanze fisiche sia quello della rete internet. Sappiamo di scoprire l’acqua calda, ma ci sia consentito di sostenere che tale settore ha ancora delle potenzialità non ancora sufficientemente analizzate, che potrebbero rilanciare le capacità intellettuali e culturali dei giovani sardi. La possibilità di lavorare in smart working da una parte alleggerisce le spese del posto di lavoro, dall’altra rende il lavoro stesso sufficientemente flessibile, oltre che interessante.
     Ricordiamo a tal proposito il tentativo di Renato Soru, sempre lui, di mettere la Sardegna al centro del mondo, sotto le insegne della società Tiscali, operazione che a molti col senno del poi è solo apparsa speculativa, quando invece aveva delle interessanti potenzialità da sviluppare. Forse è proprio da lì che bisogna ripartire per rilanciare le capacità intellettuali sarde. È di questi giorni, per esempio, la proposta del ministro Crosetto di assumere hackers per controllare le connessioni digitali civili e militari: come si vede parliamo di un settore in espansione, e farebbe bene la giunta regionale a credere al campo informatico per rilanciare l’occupazione nell’isola, e contemporaneamente valorizzare le potenzialità intellettuali locali senza la penalizzazione del costo dei trasporti.
     Bisogna anche avere la volontà e la forza per una volta di ribellarsi, dimenticandosi di dover essere dei soldatini obbedienti che devono a forza sottostare al sistema oscuro dominante. Non basta lamentarsi se ci levano un rally: trattiamo e facciamoci dare in cambio il controllo delle linee digitali nazionali!
     Per una volta facciamolo valere questo orgoglio sardo di cui siamo giustamente fieri.

di Giovanni Corrao - 20/09/2025



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