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Una difficile decisione

Pur non avendo la possibilità di mutare gli equilibri politici nazionali, queste ultime elezioni europee hanno dato indicazioni importanti, dalle quali le forze politiche non possono sottrarsi. È il momento in cui l’elettore si sente più libero di fare scelte impulsive e meno ragionate, spesso esagerando.
     Se, per fare un esempio, guardiamo al 17 giugno del 1984, ci si ricorderà del “sorpasso”, l’unico, che il Partito comunista italiano, sei giorni dopo la scomparsa del suo leader Enrico Berlinguer, effettuò nei confronti della Democrazia cristiana (33,33% contro il 32,97%). Ma anche nella precedente consultazione europea del 2014, senza voler andare troppo indietro nel tempo, bisogna ricordare che il Pd prese il 40,81%, valore che fece montare la testa a Renzi, il Movimento 5 stelle il 21,2%, e Forza Italia il 16,8%, lasciando alla Lega nord un modesto 6,2%.
     Se raffrontiamo questi ultimi valori con il risultato di un paio di giorni fa, arrotondando, notiamo che i 5 Stelle con il 17,06% hanno ottenuto circa 4 punti in meno, il Pd meno 18%, Fi -8%. Tutti i voti persi sono andati alla Lega che ha incrementato del 28% i consensi rispetto alla sua antesignana Lega nord.
     L’incremento repentino, e per certi versi esagerato, della Lega Salviniana lascia perplessi. Sembra quasi di scorgere nell’elettore leghista non tanto una convinzione quanto la speranza che gli obiettivi sbandierati da Matteo Salvini siano presi in seria considerazione. Questo ad indicare le aspettative di un popolo che è stato sottomesso subdolamente da personaggi equivoci, sempre piazzati davanti al nostro naso, tuttavia camuffati, che hanno nel cuore ben altri interessi rispetto a quelli generali.
     Sia chiaro: non è pensabile che tra gli obiettivi primari di una popolazione ci sia la lotta razzista contro gli extracomunitari, identificabile come un falso problema, alla lontana addirittura in grado di riportare alla mente la caccia hitleriana agli ebrei. Invece non può non piacere la convinzione di Salvini con la quale, fattosi portatore delle italiche speranze, dopo aver ridotto l’età pensionabile con la quota 100, si ripromette di abbassare le tasse con la flat tax, realizzare la Tav, e rendere più sicura la vita dei cittadini. Il fare contro l’indecisione!
     In effetti il Movimento 5 stelle, forza maggioritaria di governo, ha puntato tutto sul reddito di cittadinanza, indubbiamente proposito meritevole, che difficilmente potrà dare frutti economici positivi. Inoltre Di Maio & c. sembrano non aver ancora colto la differenza tra politico/politicante e statista. Una cosa è raccontare barzellette elettorali, altra vicenda è governare facendo gli interessi di tutti i cittadini. Quando chiedono consiglio a qualche migliaio di militanti informatizzati, con interpellanze on line, fanno capire che non hanno capito come si governa.
     E come si governa? Il quesito, ha caratterizzato tutto il periodo post bellico, quando i cittadini erano più liberi di ragionare con la propria testa, prima che i vertici occulti massonici si impadronissero totalmente dei giornali e delle televisioni. A quei tempi era evidente l’impegno di dover governare al meglio per garantire gli interessi generali, mai di parte, e contemporaneamente tenere sempre viva la capacità di attrarre voti elettorali. Invece governare oggi cercando di tenere in piedi le irrealizzabili promesse elettorali, che hanno consentito di fare il pieno di voti, è assolutamente ridicolo, oltre che deleterio: è il modo più veloce per rovinare il paese.
     Se è tuttavia comprensibile, seppur non accettabile, un Salvini che continua a fare l’opposizione ad un governo di cui fa parte, onestamente bisogna riconoscere che la politica governativa messa in campo dai 5 stelle è assolutamente l’opposto di cui ci si attendeva. I grillini, per dirla tutta fuori dai denti, non sono stati mandati a governare il paese per cercare di mantenere il consenso elettorale, tantomeno per accontentare solo la sua esigua base computerizzata. Alle politiche i voti li han presi da un terzo dei votanti italiani: e quando si va a governare un paese bisogna dimenticarsi da dove si viene, per poter garantire gli interessi di tutta la nazione, non solo di una parte.
     Cosa sarebbe stato lecito aspettarsi da una formazione politica composta da persone qualsiasi, indi poco inquinata dal malaffare occulto? Di diminuire di forza il costo dello Stato italiano, una amministrazione pubblica che sta uccidendo il paese con una tassazione esorbitante, pur di mantenere i privilegi di un insieme di persone intoccabili, alle quali si continuano ad assicurare stipendi e garanzie, senza averne più la possibilità. Uno Stato che continua a spendere molto di più di quanto, con le buone o le cattive, riesce ad incassare, portando il paese al dissesto economico.
     Sarà probabilmente necessario aumentare l’IVA, forse addirittura al 26%, ed i 5 stelle fanno finta di non saperlo, mentre Salvini balla sul Titanic, promettendo una riduzione della tassazione, senza nulla dire di uno Stato che spende a piene mani senza restituire servizi adeguati, creando debiti su debiti, che ormai i cittadini fuori dall’ambito pubblico non possono più pagare.
     Si può restare allibiti davanti alla constatazione che gli italiani non hanno imparato dalla deleteria politica berlusconiana delle barzellette, continuando a votare per un partito, la Lega, che con le sue promesse, ove attuate, porterà definitivamente a compimento l’opera ben iniziata dal tandem Berlusconi-Tremonti.
     Abbiamo davanti due possibilità, volendo essere pragmatici:
1) I 5 Stelle si arrendono a Salvini e lo accontentano: determinando la loro autodistruzione;
2) I 5 Stelle mantengono la posizione preelettorale, contro le ulteriori misure economiche deleterie leghiste, determinando probabilmente la caduta del governo giallo-verde.
     Se una voce può ancora levarsi dall’area repubblicana, essa consiglierebbe a Di Maio o a chi per lui, in vista di una separazione con Salvini, di tentare l’avvio di una trattativa con il nuovo leader del Pd, Nicola Zingaretti, proponendo un nuovo Patto che stia in piedi, compilato con penna pendente a sinistra. Senza paura delle elezioni anticipate.
     Gli italiani capirebbero. Come dicono a Napoli, “accà nisciuno è fesso!”.

Giovanni Corrao - 30/05/2019



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