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Pastoritudine - 2019

     Il problema della pastorizia sarda viene da lontano, e va lontano. Vedere le strade imbiancate col latte che i pastori sardi preferiscono buttare al vento, piuttosto che conferirlo per la lavorazione, crea un senso di sconcerto.
     Qualcuno potrebbe additare la colpa al "capitalismo", il sistema antagonista del comunismo, che dovrebbe regolare opportunamente i prezzi tramite la concorrenza. Ma qualcosa, evidentemente non sta funzionanto a dovere. La speranza che offerta e domanda trovino sempre in forma automatica un punto di equilibrio adeguato a chi compra e chi vende non basta.
     Il concetto di capitalismo quale sistema neutro per creare ricchezza fu mirabilmente delineato da Ugo La Malfa nella pregevole intervista concessa ad Alberto Ronchey, giornalista de "La Repubblica", visibile all'indirizzo "Non è in crisi il capitalismo", nella quale il politico repubblicano fa presente l'importanza delle "regole" che devono guidare il processo capitalistico, mettendo sull'avviso sui danni che possono essere provocati dagli "impulsi contraddittori".
     Nel lontano 1994 il Gruppo regionale repubblicano sardo esaminò a fondo le problematiche connesse ai prodotti del latte, dedicando un importante convegno tenutosi a Fonni, e pubblicò gli atti in un volume curato da Annico Pau, allora consigliere regionale insieme a Giovanni Merella, dedicandolo allo scomparso Nino Ruiu. Il volume è visionabile all'indirizzo "AnnicoPau - Pastoritudine Atto II".
     Bisogna aggiungere che la protesta dei pastori sardi, fin ora mantenutasi su di un livello di sostanziale correttezza, viene a cadere nelle immediatezze delle Elezioni regionali sarde del 24 febbraio. Inoltre sta assumendo i caratteri di una rivolta contagiosa, in quanto si ha notizia che i pastori calabresi, soprattutto produttori di latte caprino, stiano organizzando manifestazioni tese ad innalzare il prezzo del latte, ed abbassare quello del fieno.
      Chi è al Governo del paese farebbe meglio a non sottovalutare tali forme di agitazione, soprattutto per la contemporanea inarrestabile rivolta dei gilet gialli francesi, su altre motivazioni basate, ma che mettono in evidenza l'esasperazione della base sociale.


Giovanni Corrao - 22/02/2019



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