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Il Partito Repubblicano Italiano, secondo la visione di Ugo La Malfa, si è sempre collocato nell’ambito della sinistra democratica: ma è importante precisare che la sua cultura politica non è mai stata riconducibile alla tradizione socialista. Stessa distinzione caratterizzò il periodo in cui alcuni alcuni repubblicani lamalfiani hanno provato a convivere col rinnovamento della tradizione social-comunista all'indomani della caduta del Muro di Berlino del 1989. ![]() Nella celebre intervista rilasciata da Ugo La Malfa al giornalista Alberto Ronchey per il "Corriere della Sera", si chiarisce come la "sinistra repubblicana" si distingua nettamente dalla cosiddetta "famiglia socialista", al cui interno vanno compresi anche i comunisti, che volevano unire tutti i proletari del mondo. Le differenze non sono secondarie, ma radicali e fondative: - Accettazione della proprietà privata, in contrapposizione alla concezione socialista della proprietà statale esclusiva; - Sistema democratico, anziché l’imposizione dittatoriale tipica dei regimi dal socialismo reale; - Partecipazione libera alla vita politica, invece dell’obbligo di obbedienza ideologica; - Uso del capitalismo per produrre ricchezza, contro la rigida visione marxista dell’economia pianificata; - Regole certe e valide per tutti, in opposizione al dominio verticistico e arbitrario; - Diritti e doveri come valori morali, anziché la coatta accettazione del modello socialista. ![]() La storia recente ha dimostrato l’incapacità dei paesi del cosiddetto "comunismo reale" di adattarsi alle grandi trasformazioni tecnologiche. Al contrario, la flessibilità del sistema capitalistico, se orientata con criteri etici e razionali, ha saputo intercettare meglio le sfide del nostro tempo. Naturalmente, come ammoniva La Malfa, non si può pretendere di ottenere risultati positivi spingendo in direzioni contraddittorie. Serve coerenza, serve metodo. È su queste basi che possiamo affermare che i repubblicani italiani rappresentano una sinistra parallela a quelle socialista, post-socialista o post-comunista. L’obiettivo è comune: la giustizia sociale e la tutela dei più deboli. Ma i metodi sono profondamente diversi. Dove il socialismo tende ad appiattire il benessere, livellando verso il basso e punendo il merito, il repubblicanesimo mira ad arricchire i poveri, non a impoverire chi ha di più. Senza nulla da spartire con il Partito Repubblicano statunitense, spesso simbolo di conservatorismo e protezionismo, i repubblicani italiani hanno dimostrato di saper essere progressisti, moderni, attenti all’individuo e ai suoi diritti, ma anche ai suoi doveri verso la collettività. Oggi, nel caos ideologico della sinistra post-comunista e nell'inquietante ascesa del populismo, è urgente dare vita a un nuovo corso democratico e razionale, capace di attrarre le giovani generazioni. Generazioni che, nella loro adesione spontanea alla "rete delle reti", hanno già dimostrato il desiderio di affrancarsi da un giornalismo conformista, addomesticato, incapace di dare voce all’autonomia del pensiero. Il nostro tempo richiede pragmatismo. Non è più credibile pensare che le vecchie formule ideologiche possano guidare la rinascita della sinistra. Serve uno slancio nuovo. Ed è proprio l'idea repubblicana, razionale e riformatrice, attenta alla realtà senza mai cedere al cinismo, che può offrire questa prospettiva. Una sinistra senza demagogia. Una sinistra moderna, trasparente, coraggiosa. Una sinistra che non esclude nessuno e guarda al futuro con fiducia. È il tempo del rilancio. È giunta l’ora dei repubblicani.
di Giovanni Corrao - 03/06/2025
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