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Chi ha tradito Matteo Salvini?

Se il nuovo presidente della Repubblica sarà il tecnico Mario Draghi, come sembra molto probabile nonostante le ambizioni del Cavalier Berlusconi, si dovrà provvedere alla nomina di un nuovo presidente del Consiglio dei ministri, il quale dovrà cercarsi una maggioranza che lo sostenga. Nel caso, improbabile, in cui non fosse Draghi a sostituire Sergio Mattarella sarebbe rimesso in discussione tutto il quadro politico attuale e la maggioranza di sostegno al governo nazionale. Tuttavia, anche il solo apparente appoggio politico che il centrodestra compatto assicura ad una persona che ha avuto in tasca la tessera della loggia massonica P2 la dice lunga sul grado di sottomissione ormai raggiunto da chi sta al vertice della politica e delle istituzioni italiane. Potremmo di conseguenza sostenere che alle spalle soprattutto del fronte di centro destra ci sia chi emana ordini e si attende rispettosa obbedienza. Situazione che purtroppo non è una novità e tende a diventare una consuetudine!
     È da tempo che la destra non piazza un suo rappresentante dichiarato alla massima carica del paese, situazione che sta portando Salvini e Meloni a tentare di forzare la mano, e Berlusconi ad adescare forze di non definita collocazione, come la formazione renziana di Italia viva, o i componenti dei gruppi misti. Ma c’è un'altra vicenda, ancora mal digerita da Matteo Salvini e dalle forze invisibili operose alle sue spalle, che a loro modo di vedere meriterebbe vendetta: il mancato ricorso alle urne a seguito della caduta del primo governo Conte.
     Come tutti ricorderanno, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018 i Cinquestelle, come forza di maggioranza relativa, si misero al lavoro alla ricerca di alleati per creare una maggioranza soprattutto programmatica, possibilmente anche politica, in grado di sostenere il governo nazionale di avvio di legislatura. Quella che sembrava l’alleanza più naturale, con le forze di sinistra, Pd, +Europa e Liberi e Uguali, saltò in quanto l’allora segretario dem, Matteo Renzi, si oppose all’apparentamento. E si era sul punto di ritornare alle urne quando, a tempo quasi scaduto, con l’abbinata Lega-M5s nacque il governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte.
     Ingoiando rospi da una parte e dall’altra, i due vicepremiers Salvini e Di Maio riuscirono a barcamenarsi per poco più di un anno, quando all’improvviso ai primi di agosto del 2019 il leader della Lega, Matteo Salvini, sull’onda dei sondaggi a lui molto favorevoli che davano la Lega ben oltre il 30%, decise di far cadere il governo sostenendo che fosse giunto il momento di andare a votare di nuovo. La faccenda turbò il paese. Era vero che i due partiti di sostegno al governo erano troppo diversi per stare insieme, tuttavia la sicurezza ostentata dal leader della Lega, e la disinvoltura con la quale l’allora portavoce dei grillini sintetizzava le esigenze dei suoi, avevano illuso gli italiani sulla durata di quella improbabile coalizione. Oltre alla scarsa voglia della popolazione di confrontarsi in un’altra elezione politica, v’era anche, latente, incredulità ed incomprensione per la improvvisa decisione del capo leghista. Come sarebbe andata a finire, si chiedeva la gente, se il M5s avesse trovato un’altra maggioranza per governare, escludendo proprio la destra dal governo? Possibile che Salvini non sapesse che vi erano altre maggioranze ipotizzabili?
     Se ci si ferma a riflettere, sembra oggi molto difficile che il fidanzato della figlia di un certo Denis Verdini possa aver preso quella decisione in tutta autonomia. Magari sarebbe più logico pensare che a saperne qualcosa di più siano stati i gruppi di potere in azione alle spalle della Lega, quelli tipici di una certa destra dalle venature fasciste ben mascherate, sempre intenti a tessere intese e convincere parlamentari: e che quindi la scelta di far cadere il governo politico nazionale in quell’assolato ferragosto non sia stata legata agli illusori numeri dei sondaggi, ma sia derivata da intese e accordi che garantivano la non creazione di un nuovo governo con il MoVimento di Beppe Grillo. In sostanza, secondo i "saggi" celati alle spalle della Lega e che sembrano servirsi di Salvini come un portavoce, nessuna altra forza politica avrebbe dovuto permettere la creazione di un nuovo governo con i cinquestelle, per farli indebolire e gettarli ancor di più nello scompiglio.
     A tutt’oggi non si sa chi possa aver dato quelle garanzie anche se a prima vista, se tradimento ci fu, verrebbe spontaneo pensare ai dirigenti del "Partito democratico" e di "Liberi e Uguali", che aiutarono Conte a formare il suo secondo gabinetto. Tuttavia non sembra possibile ipotizzare accordi concreti tra partiti italiani (li chiamiamo ancora così per decoro) della sinistra storica e forze oscure del potere di centrodestra. Invece tali accordi avrebbero potuti prenderli le omologhe forze invisibili di centrosinistra, quelle che danno gli ordini a Pd e Leu.
     Anche se non se ne vede la luce sullo sfondo, e non se ne sente il rumore rimbombare, una instabile comunicazione a volte "fraterna" altre volte "fratricida" fra la parte destra dei potenti italiani e quella di sinistra potrebbe aver determinato la figuraccia fatta da Salvini, portato in breve tempo a rivedere i sondaggi in veloce retromarcia, e minacciato per giunta dall’avanzata della Meloni pronta a contendergli lo scettro del comando della coalizione di destra.
     Siamo, è vero, nel campo della fantapolitica. Secondo questa ricostruzione logica, solo le forze del potere occulto sarebbero nella condizione di prendere posizione e fare o disdire accordi: gli altri possono solo eseguire! Ed è possibile immaginare, sulla base di tali ragionamenti, una componente di sinistra del potere oscuro che avrebbe dato prima garanzie, per poi rimangiarsele, sottraendo il governo nazionale alla Lega e riportandolo nell’alveo a loro più consono del centrosinistra.
     La contromossa della componente di potere di centrodestra non si è fatta attendere: nel settembre dello stesso anno, dunque subito dopo le dimissioni di Salvini dal Governo e la creazione del Conte II, Renzi lascerà il Partito democratico con una nutrita pattuglia fondando "Italia viva", indebolendo oltremisura il centrosinistra che ha dovuto successivamente cedere il premier. Secondo la ricostruzione temeraria e fantasiosa del presente articolo, Matteo Renzi sarebbe pertanto legato ai poteri di centrodestra, ma furbescamente arruolato nel centrosinistra col ruolo di guastatore. Se tale ipotesi fosse vera, nella scalata al Colle più alto probabilmente Berlusconi, che ancora una volta disubbidirebbe al potere che lo ha portato in alto, potrebbe avere già in tasca i voti dei fuoriusciti dal M5S, ma non quelli di Italia viva sottoposti ad altro tipo di obbedienza, quella derivata dalle menti oscure che hanno puntato su Draghi. La riserva mai sciolta dal Cavaliere farebbe pensare ad un suo bluff.
     Fra qualche giorno in parlamento, in seduta congiunta, si vivranno momenti di tensione: peccato che i colpi proibiti saranno visibili solo a pochi fortunati, mentre tutti gli altri, quelli che da sempre vivono al di là della cortina della segretezza, dovranno accontentarsi di ragionamenti al limite del possibile conditi con un pizzico di logica. E molta fantasia.



di Giovanni Corrao - 16/01/2022



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