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Governare è far credere

"Governare è far credere" è il più famoso aforisma di Niccolò Machiavelli: a noi comuni mortali resta ora solo da capire se con quella frase il celebre pensatore intendesse dare una indicazione seria o un irriverente segnale ironico. Ove ci trovassimo nel primo caso, e cioè che abbia voluto con convinzione indicare il corretto operare dei governanti, non potremmo più addossare ai nostri politici al governo tutte le colpe possibili, perché per convinzione machiavellica essi sarebbero autorizzati a mentirci. Forse Machiavelli ironizzava, lasciandoci nel dubbio: ma allora i nostri governanti mentono o sono sinceri?
      Ci viene in aiuto il governo Draghi in quanto proprio in questi giorni sta sbandierando ai quattro venti che intende diminuire la tassazione Irpef, e ritoccare l’Irap. Sarà vera o falsa la notizia? Purtroppo non si ha neanche la possibilità di rivolgersi a persone di talento, come il citato Niccolò, in quanto a vista d’occhio politici, stampa, Tv, social, sindacati, sono uniformati alla volontà suprema.
       Quando anni fa fu varata l'Irpef, l’Imposta sul reddito delle persone fisiche, i governanti dissero che ci avrebbero finalmente favorito e per renderci la vita più semplice avrebbero eliminato la miriade di balzelli e tributi allora esistenti, sostituendoli con un’unica semplice chiara tassa progressiva, come indicato dalla Costituzione. Fu così emanata la legge n. 825 del 9 ottobre 1971 per attuare la riforma fiscale "secondo i principi costituzionali del concorso di ognuno in ragione della propria capacità contributiva e della progressività".
      Quando i nostri governanti furbetti andarono a concretizzare fecero in modo di creare un calcolo impositivo solo apparentemente fisso, in realtà variabile. Senza entrare in meccanismi contabili noiosi e subdoli, basterà qui far presente che in un sistema ad inflazione positiva l’Irpef aumenta annualmente di un importo che si avvicina all’inflazione. Il fenomeno noto a fiscalisti e tributaristi va sotto il nome di "Fiscal drag", ovvero in italiano "Drenaggio fiscale", che per Wikipedia consiste di fatto in un aumento "mascherato" delle imposte.
      Per non farsi mancare nulla i nostri governanti, oltre a far finta di non sapere che il meccanismo di prelievo impoverisce di anno in anno le attività, hanno ripreso a creare imposte e tributi, diretti o indiretti, tanto che l’Irpef oggi rappresenta meno del 50% del gettito tributario nazionale. È ad esempio il caso di far presente che, tra l’altro, lo Stato fa pagare una tassa patrimoniale su beni immobili che sono stati comprati e pagati col sudore ed i sacrifici di molti concittadini italiani. Chi ha fatto la formica ed ha messo i soldi da parte per l'acquisto è bastonato ogni anno con l’Imu, mentre chi quei soldi li ha spesi in viaggi e ristoranti si può godere una vita tranquilla.
      L’ultimo governo nazionale ad aver "rimodulato" le aliquote Irpef fu il Prodi I, nel 1998. Il bistrattato Romano Prodi, uno dei pochi che meriterebbe di andare al Quirinale, sapeva bene che in un sistema capitalistico "l’utile d’impresa" era la condizione indispensabile per attivare le energie imprenditoriali capaci di creare lavoro. Affermò onestamente che il suo concetto di rimodulazione non rappresentava una diminuzione delle tasse, ma semplicemente un metodo per non aumentarle. Emanò coerentemente dei provvedimenti legislativi che prevedevano di abbassare i valori delle aliquote Irpef anno per anno, per tener conto della perdita di reddito dovuta all’inflazione. Un sistema sano, in grado di produrre e di creare lavoro, avrebbe d’altro canto portato un gettito fiscale più alto, non per via dell’aumento di tassazione, ma per l’incremento della produttività. Ma come sappiamo l’accoppiata D’Alema-Bertinotti, con l'aiuto di Cossiga e dei suoi onorevoli di destra, compì il miracolo di far cadere il governo dell’Ulivo.
      E quello che molti non sanno è che il primo provvedimento preso dal governo "liberale" di Silvio Berlusconi del 2001, potenziato da Giulio Tremonti all’Economia, fu quello di cancellare la rimodulazione prodiana, ovvero il non aumento della pressione fiscale. Eppure tutti i giorni in Tv i membri di quel governo, nel darsi da soli i meriti, giuravano che non stavano mettendo le mani nelle tasche degli italiani. Purtroppo da quel secondo governo Berlusconi in poi le tasse sono aumentate in maniera subdola ed esagerata.
      Berlusconi docet! Ed infatti nessun governo poi, né di destra, tantomeno di sinistra, ha fermato quello spropositato aumento delle tasse, dovuto soprattutto all’inflazione, che ha portato con sé il contemporaneo parallelo fenomeno della chiusura di negozi, fabbriche, industrie, studi professionali. Tuttavia, come chiunque può capire, l’innalzamento delle tasse non può essere eterno. Ad un certo punto, quando le attività produttive non sono più redditizie, muoiono, e col mancare dei profitti vengono corrispondentemente a scarseggiare i versamenti allo Stato. È stato il sistema capitalistico a ribellarsi autonomamente alla follia della crescita smisurata del prelievo tributario portando l’inflazione a fluttuare intorno allo zero. Solo grazie a questo fatto, peraltro non gestito dal governo, si erano fermati i prezzi ed anche l’aumento del prelievo fiscale. Purtroppo la stagnazione ha portato ad un fenomeno facilmente prevedibile: un gettito di tasse calante.
      Ed ecco che entrano finalmente in gioco i nostri sinceri governanti draghiani, quelli del tutti sul carro del vincitore, per dire che vogliono diminuirci le tasse. Nessuno che alzi un dito! Nessuno che abbia dubbi! Né un sindacalista che abbia da obiettare o un politico con qualche sospetto!... ma quando mai!
      In sostanza mentre è prevista un’inflazione del 3,5% dovuta al rincaro bollette, le tasse dell’Irpef vengono rimodulate una sola volta complessivamente per non più dell’1%! Siamo alle solite, e questo pannicello caldo forse servirà solo a non accorgerci che il gettito fiscale potrebbe diminuire invece di crescere, e soprattutto che nessuno ha intenzione di ricreare le condizioni per la ripresa di un "sistema lavoro" sano e conveniente. Elettoralmente parlando, paga di più regalare soldi a chi non può lavorare per riceverli.
      Per cortesia signori governanti, l'Italia è un paese fatto da persone serie, con grandi lavoratori in grado di comprendere e capire, e con intelligenze capaci di apprezzare la buona fede. Forse dovreste cambiare metodo e ricordarvi che siamo ormai alle soglie del 2022.


di Giovanni Corrao - 06/12/2021



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