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Dov'è lo Stato laico?

     Nella ricorrenza dei 140 anni della presa di Porta Pia, appare doveroso fare i complimenti alle gerarchie ecclesiastiche per il risultato ottenuto, per questa impresa da manuale, frutto di raffinato lavorio della diplomazia Vaticana. Senza sforzi ad avanzare previsioni, vedo con chiarezza che il risultato ottenuto possa aprire la strada ad altre più gravi interferenze d'Oltretevere sulla sfera delle libertà individuali dei cittadini.
     Come si apprende dall'articolo di Orazio La Rocca (la Repubblica 27 luglio 2010), dopo dieci mesi di trattative e incontri, tra il Sindaco di Roma ed il Segretario di Stato Vaticano, è arrivato il beneplacito papalino, bontà loro; le celebrazioni "normalizzate" possono aver luogo.
     Tutto fa credere, come è stato fatto trapelare, che si arriverà ad una commemorazione "condivisa", nel senso che, a quanto pare, sono state eliminate le contaminazioni laiche e le improbabili asprezze anticlericali. Tutto verrà impostato in funzione del dialogo: al diavolo (sic) lo stato laico, roba da mandare in soffitta, antiquariato, avanza il moderno clericalismo.
     Ricordo bene che nel 1970, in occasione della ricorrenza del centesimo anniversario, Presidente della Repubblica il laico Giuseppe Saragat, alle felpate gerarchie ecclesiastiche il colpo non riuscì. La Presidenza della Repubblica non abbassò la testa e, per il Vaticano e le sue gerarchie, fu ritagliata appena una presenza marginale e pressoché inconsistente.
     Miracolo del nuovo corso politico, governo di centro destra, sindaco destro-clericale, l'ordine è stato ristabilito con scioltezza, senza incontrare ostacoli di sorta. Trovo paradossale che una cerimonia laica e risorgimentale, che ricorda la fine del potere temporale del Papa re, i festeggiamenti possano svolgersi, solo e soltanto, dopo il gradimento della Santa Sede, e, di fatto intorno ad un brogliaccio ideologicamente controllato e domito.
     Mi chiedo, dov'è lo Stato laico, dove sono i nostri politici: alla presidenza della Repubblica non c'è più Saragat, ma un rappresentante di scuola togliattiana, la stessa che votò l'art. 7 della Costituzione e conseguentemente i fascistissimi "Patti Lateranensi".
     Perciò, nel silenzio quasi totale ed in un clima di dilagante conformismo, il ricordo del fausto evento diventerà occasione di solitario imbarazzo per tutti i laici.

Annico Pau - 10/09/2010


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