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Presente e futuro

     Ultimamente sono avvenuti nel paese fatti politici importanti, in grado di provocare, in un prossimo futuro, decisivi mutamenti negli schieramenti attuali. Intanto nell’area del centrodestra con la rottura sempre più netta tra Fini ed il Cavaliere nazionale, ormai una via senza ritorno. Poi nell’area parlamentare di centro che, nonostante le proteste di Casini, viene erosa da una spregiudicata campagna acquisti di Berlusconi & c.. Infine in un centrosinistra sempre più allo sbando ed alla ricerca di una propria identità.
     Il problema Montecarlo esiste, è inutile negarlo. E non spettava a Berlusconi gettare la prima pietra, dato il suo opaco agire nel campo della morale pubblica, ma al centrosinistra in nome di una sentita esigenza di etica e trasparenza. Invece l’iniziativa è stata lasciata all’uomo più gradito nel paese, apprezzato proprio per il carattere decisionista. Il suo attacco al Presidente della Camera è stato violento e senza tentennamenti: col rischio di subire una controffensiva da parte finiana, oltremodo lesiva per i reciproci interessi. Fini, e con lui tutti i suoi fidati, sta rischiando molto: da una parte perché, collocatosi nell’area della destra democratica, in un certo senso si allontana dai suoi alleati naturali, Berlusconi e Bossi; poi perché, se fosse politicamente dimostrata la malafede circa la vendita della casa monegasca, sarebbe per lui assolutamente impensabile il mantenimento della carica di Presidente della Camera. In tale eventuale caso sarebbe un trionfo dell’azione berlusconiana, mentre il centrosinistra avrebbe perso un’altra ghiotta opportunità!
     Ma non è detto che Fini e Bocchino non stiano studiando contromosse che possano mettere il Presidente del Consiglio in difficoltà: gli spunti e le opportunità non mancano di certo. Infatti non appare sufficiente, alla luce degli sviluppi sugli spostamenti di casacca, l’ipotetico ricatto numerico che i 36 parlamentari del Fli potrebbero esercitare sull’alleanza di ferro Be-Bo. A questo punto Fini dovrebbe aprirsi una possibile via di fuga, dialogando verosimilmente con le forze di centro.
     Casini e Fini, d’altra parte, sono stati alleati durante il quinquennio 2001-2006: basterebbe solo rivedere e ricontrattare le condizioni di un’alleanza che non scandalizzerebbe gli italiani, ma che porrebbe solo dei problemi a Rutelli ed alla Sbarbati, recentemente collocatisi nell’area del terzo polo. Comunque il problema dell’area di centro, per il momento irrisolvibile, resta il nodo della legge elettorale che premia il bipolarismo a scapito delle forze deboli ed autonome.
     Invece del tutto improponibile a noi appare la mano tesa di Bersani a Fini. Tale ipotesi, avanzata dal segretario Pd sotto il nome di "Governo delle larghe intese", mai fatta propria dall’area fliniana, ha creato sconcerto e malumore tra i progressisti. Anzi ci si sarebbe atteso un attacco al Presidente Fini, da sempre localizzato sull’altra sponda politica. Né è accettabile che le forze di opposizione abbiano proposto un’alleanza al Fli solo per averne la disponibilità numerica elettorale. Un errore strategico che il Pd sta pagando caro.
     Bersani non è in grado di gestire un partito nuovo come pretenderebbe di essere il Partito democratico, soltanto perché alle sue spalle è chiaramente possibile scorgere il vero padrone occulto del Pd, il teorizzatore dell’inciucio: l’obsoleto Massimo D’Alema. Che il leader Massimo abbia, come pochi, una conoscenza profonda della macchina burocratica, non ci sono dubbi. Ma è altrettanto vero che non ha mai dimostrato fiuto e sensibilità adeguata nel campo delle proposte strategiche di medio e lungo corso. Proprio quelle che mancano, di riflesso, ad un penoso Bersani sempre più in difficoltà. Cosa doveva fare Veltroni, far finta di niente? E’ ammessa o no la critica in un partito sempre più bloccato dagli schemi rigidi della conventio ad excludendum, ma che si autodefinisce, immeritatamente, democratico?
     Per il futuro nazionale, con buona pace di Bersani e D’alema, noi vediamo solo un’ipotesi elettorale che veda Berlusconi e Bossi da una parte, e dall’altra una alleanza dei partiti restanti, con il sostegno esterno di Pd ed Idv.
      Fantapolitica? … vedremo!

Giovanni Corrao - 25/09/2010

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